Benne
Sono invisibile
seduta di spalle
guardo dalla finestra
scorre un tram su binari inflessibili
ma intorno tutto è
immobile, sospeso
non sperimentabile, ontologico davvero
i vetri doppi sono solida benda
sulla bocca del traffico
– traffico ammutolito
reti di gialle benne
con movimenti cauti
sollevano le stanche palpebre
a un cielo ottobrino
qualcuno nel silenzio lassù
sogna l'amicizia dei rumori
nel denso traffico,
la guida a terra, al rientro?
Venus carnivora
I gerani sono sbocciati e sfioriti
ma la pianta carnivora
rimane
nel vaso
– in cerchio le sue mascelle dilatate
gli insetti
se ne tengono alla larga
così la nutro di frammenti
minuscoli di carne strappata
alle mie dita
briciole della mia identità
per sottrarla
allo spasmo delle mascelle
osservo le linee incise sul palmo
e i polpastrelli si drizzano
in ascolto d'un richiamo
di vita dall'appetito verde.
Mare morto
Era acqua da bere
ma tutta è evaporata
lascia sedimenti induriti
ora è acqua salata, sul fondo
sabbia di deserto invetriata
scusi, sa dirmi?
non risponde nessuno,
nel deserto mi sono persa
a nessuno posso confessare
la vergogna che morirò,
presto, di sete
– non c'è nessuno
solo il vento s'è voltato
in fumo denso come un coltello già a metà
mi ha tagliato
la faccia è scivolata
dentro la tasca del mantello.
Tre storie
Quasi d'assalto
serrandomi le spalle:
"tre, nell'orecchio mi bisbigli, solo tre,
sono le tue storie più belle"
non dici quali
– vuoi forse offrirmi in dono
la perla di un tuo sapiente
circostanziato giudizio
quasi fosse possibile
quasi non dipendesse dalle papille in bocca
il sapore che in bocca si stempera
– libero dallo sguardo che interroga, sì, sicuro
indipendente dal tempo, dalla contingenza
tre, le storie più belle?
altre presto ne nasceranno
ma oggi, per noi due, qui in incognito
senza appuntamenti né debiti,
vedi, possono bastare quelle.