L’angelo ferito di Ceronetti, lustratore di patrie

Alla fine ce l’ha fatta. Alla fine, il preteso poeta Guido Ceronetti è riuscito a ottenere il tanto agognato – e sollecitato – assegno della legge Bacchelli. Il 6 marzo, come da Gazzetta Ufficiale, il presidente della Repubblica gli ha concesso il vitalizio previsto per i cittadini di chiara fama che abbiano “illustrato la patria” e versino in condizioni di indigenza.
Non è chiaro, in realtà, come faccia Ceronetti a versare in condizioni di indigenza, vista la sua pluriennale e assidua collaborazione con testate nazionali di nota solvibilità, vedi (a titolo esemplificativo ma non esaustivo) La Stampa e il Sole 24 Ore. Conosciamo vari poeti, veri poeti, cui nessun direttore di giornale si sogna di scucire né un euro né una riga di spazio affinché divulghino la propria visione del mondo – come invece è dato fare, settimanalmente, prestigiosamente e remuneratamente, all’asserito poeta Guido Ceronetti. Ma il punto non è se Ceronetti sia davvero indigente, né come faccia a esserlo col generoso sostegno dei giornali che gli danno asilo e ribalta: può anche darsi che il poverello non sappia amministrare le proprie entrate con la sagacia con cui somministra le sue sortite, ovvero le astratte geremiadi con cui si atteggia a profeta di sventura senza mai infastidire nessuno dicendo qualcosa di concreto. No, il punto è come si possa ragionevolmente sostenere che Ceronetti “illustri la patria”.
Cerchiamo conforto nella sua ultima raccolta di versi, Le ballate dell’angelo ferito. Il risvolto fa ben sperare, poiché l’autore si presenta innanzitutto come “poeta” e “filosofo”. Attributi nobili e promettenti, di quelli che – come una sigaretta e un vitalizio Bacchelli – non si negano a nessuno. Peccato però che il testo che introducono si guardi bene dal corroborarli. “Sono una pornodiva | Pagata in pornolire | Lavoro otto pornore | In piedi o a pornoletto | Per divertirmi suono | La pornopiva. | In una pornomansarda | Vicino al pornoduomo | Ho due pornostanzette | Dove mi faccio al porno | Due pornocrocchette…”. Versi tanto esemplari per suono e senno, da lasciare un solo dubbio: saranno opera del ceronettipoeta o del ceronettifilosofo?
E questi altri, così densi di travaglio esistenziale espresso con la giuliva maturità di un ginnasiale: “Esserci il mondo, i mondi, le galassie | Le supernove? Un casino di caso! || Io sarò per caso caduto per le scale? | Mi rialzo indenne: è altro caso?” – sono la voce del cerofilosofo o quella del ceropoeta?
Ancora: “Così tu m’hai rotto le coglie | Melanchòlia || Atra bile cola cola | Bile atra cola via | Per cacciarti Melanchòlia | … | Ho violato la natura | Della donna quando è impura | Sodomizzo anche i pollastri | Per aver propizi gli astri | E ne nascono più anguille | Che dall’ano di Sagana | Io vi mangio figlie anguille.” Miasmi versicolari degni del peggior Sanguineti, che però ha il pregio di non lasciarsi accreditare come illustratore di patrie.
Sarà forse per questo, per mostrare almeno un pizzico di tempra etica ad usum Bacchelli, che Ceronetti infila a forza tra le tante buggerate anche qualche tentativo di poesia civile. E i risultati oscillano tra la stornellata afasica di un posteggiatore lateranense (“Avvenne il maggio tredici dell’Ottantuno | Graziato il Lupo grazia è tinta sporco | Vecchio e malato il Papa è all’agonia | Quanto sei trista o Storia d’Italia mia!”) e il post di un internauta complottomane (“Il timidissimo, diligente Mohammad Atta di Amburgo e il suo gruppo di assassini non sono i veri autori del colpo contro le due torri di New York quell’undici settembre del 2001, e neppure lo è il loro barbuto mandante saudita… Noi pensiamo che il colpo sia stato voluto e guidato dal mondo dell’Occulto.” – nota a “Il vampiro delle torri gemelle”, il cui sapido incipit è “Mi chiamo Oniro. | Sono un Vampiro.”).
Poteva infine mancare, tra questi goffi tentativi di bardismo sociale, una ballata con cui accaparrarsi la povera Eluana Englaro? No, non poteva. E questo dovrebbe bastare.

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Misera scusa
carmina non dant panem
se il carmen manca.

Articolo di Sergio Claudio Perroni del 25 marzo 2009 per Poetastri.com

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