Poetastri sospende gli aggiornamenti
Rimane l'archivio di articoli e recensioni
a sempiterna gloria dei poeti veri
e imperituro scherno di quelli finti
Interrogazione parlamentare del senatore Elio Lanutti al Ministro degli affari esteri.
Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06120 Atto n. 4-06120 Pubblicato il 19 ottobre 2011 Seduta n. 627
Premesso che:
gli istituti italiani di cultura all’estero sono organi periferici del Ministero degli affari esteri. Attualmente sono 93 e sono disciplinati dalla legge n. 401 del 1990 e dal decreto ministeriale n. 392 del 1995;
Misteri dell’editoria italiana. Perché un editore come Fandango pubblica una raccolta di versi come Il suono del colore? Perché una roccaforte del giovanottismo illuminato e globale si presta ospitare il senile pavoneggiarsi italiota di un Gianni Clerici? Eppure Domenico Procacci – ossia Fandango – all’inizio della sua carriera di editore pubblicava le splendide poesie-romanzo di Dorothy Porter. La maschera di scimmia fu addirittura il primo titolo della casa editrice, seguito da altre opere della poetessa australiana.
Se questo
che
vedete
qui
in queste
righe
è
fare poesia
allora
io
sono
Rimbaud
e
voi
Verlaine.
Claudio Damiani è poeta celebrato. Pubblicazioni, interviste, recensioni, interventi critici sulla sua opera. Perfino un reading al cinema Sacher, ultimamente, con grande accorrere di attori, scrittori e famosi: unanimi nel celebrarne la semplicità e la trasparenza tematica. Vediamo dunque la sua ultima pubblicazione, l’antologia Poesie, pubblicata da Fazi.
Accesi nella nostra curiosità dai versi che si stagliano sull'elegante copertina bianca della collana di poesia Einaudi ("Perché ci fa paura quando dicono / le pietre cosa siamo ancora prima / di noi"), ci siamo addentrati nell'ultima silloge poetica di Aldo Nove,A schemi di costellazioni. La speranza, naturalmente, era che quella miccia innescasse un fuoco poetico compiuto, dirompente, vero. Nel caso di Nove, si sarebbe trattato di una bruciante novità.
Sanguineti era uno di quegli intellettuali che negli anni Sessanta teorizzavano la scrittura pur di non imparare a praticarla. Insieme ad Angelo Guglielmi fu uno degli esponenti di punta del neoavanguardistico Gruppo 63, con la differenza che Guglielmi ci avrebbe dato la Raitre dei tempi d’oro, mentre Sanguineti si sarebbe dedicato a insegnare quell’italiano che per lui aveva senso così: “Eppure, io sono un supermaschietto: / se occorre, anche con gli alluci io ti fotto: / in una fica, il mio fico è un raschietto // ho un fico molto fico, ecco, e fa effetto: / ma a fottifotti, lo ammetto, si è rotto: / è con due pugni ormai che do diletto” (da Mikrokosmos, ed. Feltrinelli).
Sarà perché qui parla di cose che sente davvero, come il calcio; e non di quel che sente di dover sentire, come nei romanzi e nei comizi. Sarà perché manca da tempo dalla ribalta politica, quindi si lascia leggere senza che in filigrana incomba la sua figura di ossimoro vivente – comunista ma yankee, buoneggiante ma astioso, primo della classe ma plurirespinto. Fatto sta, caro lettore, che se compri Quando cade l’acrobata entrano i clown (Einaudi), ennesima prova letteraria di Walter Veltroni, resterai deluso soltanto se speri di trovarvi occasione di ludibrio, come per le sue opere di narrativa. Perché qui l’indimenticato doppiatore di Rino Tacchino non solo si cimenta con la poesia, ma lo fa sorprendentemente bene.
Parliamo di slam poetry. Trattandosi di un fenomeno molto diffuso oltreoceano ma ancora poco noto in Italia, premettiamo una breve spiegazione per i lettori che non lo conoscano.
(“Non hai mai imparato | nulla | dai morsi di ieri | sempre sei | la polvere | sui giorni | di qualcun altro”)
Senza azzardare troppo, slam poetry si può ben tradurre con “poesia d’urto” – concetto che vien buono anche per i poetry slam, quegli “scontri” di poesia che ne costituiscono al tempo stesso l’habitat e l’anima.